Elegia ad oblita

Accidit post finem, meipso vagante, scholarum
ut iam per mensas quolibet scriptorias
hic ego inveniam stylorum opercula quaedam,
praefractas regulas, deinde feras plagulas.
Magnus ut Oceanus motionibus semper in oris
seu quibus Normannis seu etiam Armoricis
recedit destituens, ubi mires, sabula vasta,
gemmas vel lapides, anxia fossilia
atque animalia quae impetus alitis undae
iam captiva tenet, insidiose capit.
Aurem tandem nunc super illa et oblita reclinans
an mare percipias sive vocesque suas.


Francesco Forlani in distici elegiaci (originale in Italiano al fondo).

M’era sembrata una bella idea. Non sapevo, tuttavia, quante ore avrei speso a ripassare le regole di prosodia e metrica latina, a verificare e ri-verificare la quantità delle vocali e le sequenze di consonanti.

Il primo tentativo è stato un flop: pochi minuti dopo avere orgogliosamente postato la versione iniziale in una chat di latinisti, ecco un commento che gentilmente mi informa che la struttura non è quantitativamente coerente.

Bagno di umiltà e molto, molto lavoro più tardi per il risultato qui sopra. Non si tratta certo di Ovidio, ma l’esercizio mi ha permesso di apprezzare numerose sfaccettature che, da lettore di poesia classica, avevo preso per scontate.

In queste circostanze, i social hanno funzionato particolarmente bene – fonte vera di ispirazione e motivazione. Indipendentemente da quanto ‘di nicchia’ sia il tuo hobby, ci sono persone là fuori, amici e “amici”, pronte a dare una mano per il semplice piacere di farlo, un’esortazione a fare altrettanto con altri al momento giusto.

Un grazie particolare alla persona che ha rilevato, senza giudicare, che il mio “approccio quantitativo” era lacunoso. E poi a Giuseppe Germano e ad Antonio Stango per quel penultimo (manco a farlo apposta) verso.


– L’originale di Francesco Forlani

Può capitare alla fine dei corsi
quando mi aggiro tra i banchi
vuoti, di ritrovare dei tappi di penne
righelli sbrecciati, piccole carte selvatiche.
Come quando l’Oceano di certe spiagge
in Bretagna o in Alta Normandia
si ritira lasciando per miglia e miglia
di sabbia, monili incerti dei fondi, fossili
o allora creature viventi che il moto d’acqua
ha sorpreso e fatto prigionieri.
Così appoggiando l’orecchio a quelle
dimenticanze, quasi ne senti le voci ed il mare.

 

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