Poema dell’ex-Allievo della Scuola Militare “Nunziatella” Camillo Morganti 1924-27.
…Pronti per un viaggio poetico nella macchina del tempo?!?
Nella primavera del 2018 il mio Anziano Lorenzo Cucciniello 82-85 mi inviò – dall’Iraq dove comanda l’unità di coordinamento per il training del Kurdistan (KTCC) – le foto di un libretto in suo possesso, una ristampa del 1954 di una delle primissime pubblicazioni dell’Associazione ex-Allievi Nunziatella:
un poesia (in 2075 versi quinari – piani e sdruccioli in alternanza) la cui prima edizione risale al 1927, l’anno della Maturità di Camillo Morganti.
Dopo aver finalmente trovato il tempo per trascriverlo, mi accingo ora a riproporlo in una nuova edizione online.
In questa rivisitazione, l’opera che leggerete sarà composta di tre strati:
– 1927: il testo e i disegni originali
– 1954: le note di commento di Giuseppe Rondinara “capoclasse corso 1922-25”
– 2018: suddivisione in 17 capitoli, con titoli, sottotitoli e nuovi commenti di Gabriele Albarosa 84-87
1. PROEMIO
[Nunziatella! – Invocazione alle Muse – La “scarabocchiata” – Sigarette – Il “secolare”]
2. BUVETTE
[Paste, torroni, caffè, cioccolata – Fumo – Anziani scrocconi]
3. MARECHIARO
[Notturno napoletano – Pescatori cantanti – Il Silenzio – Mal d’amore]
4. SVEGLIA
[Tromba – Ressa al lavandino – A studio! – La mosca e il calamaio]
5. STUDIO E COLAZIONE
[Preoccupazione – Afflusso a mensa – Scherzi salati]
6. CONTO ALLA ROVESCIA
[In aula – Mak π quotidiano – Ipotiposi di un gesto – Arrivo del Professore]
7. FILOSOFIA
[Interrogazione – Epitteto – Kant]
8. ALTRE LEZIONI
[Tromba dell’intervallo – Tutti geni in Trigonometria – Arbiter Elegantiae]
9. GINNASTICA
[Aria! – Sbarre parallele, funi, salti, capriole – Appetito – All you can eat – Crescita]
10. SCHERMA
[Premessa – Saluto e affondo – Il ferro infranto – Carnevale imminente]
11. LIBERA? USCITA
[Rivista – Nuove regole per la Mantella – Pioggia – Punizione]
12. FESTE E CELLE
[Folle al Politeama – Svestizione – Cella – Arrabbiato come un leone]
13. TANGO ARGENTINO
[Lascive danze – Charleston, Tarantella, Tango – Un turno per fiore – Tavolaccio al suono dei violini]
14. RIMESSA A NUOVO
[Barba lunga – Rasoio a pelle – Infermeria – Falso Malato – Di Libertà privato – Prete pasticciere?]
15. ESAME!
[Luci notturne e macchinette del caffè – Fidite in Domine – Sedute Spiritiche]
16. CAMPO
[Ragnatele sui libri – Ad Avellino! – Carichi come muli su Montevergine – …Chiarizia! – Parata – Corvée – Sentinella]
17. LA BELLA
[Corsa alla stazione – La fidanzata – La Luna: utile e sorridente!]
1. PROEMIO
[Nunziatella! – Invocazione alle Muse – La “scarabocchiata” – Sigarette – Il “secolare”]
La Grande Storia
vi vo’ cantare
di quel Collegio
che, militare,
ognor con enfasi
chiamar si sente
da molti popoli
da molta gente,
si, che dovunque
giunge novella
che s’erge in Napoli
la Nunziatella!
A ciò spessissimo,
molte nazioni
fanno in Collegio
vaste ispezioni,
per poi diffondere
questo locale,
nel quale foggiasi
l’ufficïale,
in tutti gli angoli
dell’ampia terra
in cui si studiano
scienze di guerra.
Muse carissime,
questo mio canto
prego ispiratemi,
standomi accanto;
Euterpe mitica,
Erato bella,
orsù dettatemi
questa storiella;
pur tu Melpomene
la prece ascolta
sarà, promettoti,
l’ultima volta!
Pieno di giubilo
superbo, altero,
un bravo giovane
d’aspetto fiero,
varca la soglia,
fredda e severa,
dove egli inizia
la sua carriera…
Scrosciano applausi
di gran diletto
quando quel giovane
giunge al pianetto
e circondandolo
gli allievi anziani
te lo salutano
con piedi e mani (1).
Resta quel giovane
un po’ confuso
perché antipatico
gli appar quell’uso;
e lo scoraggiano
quelle persone
quando lo chiamano:
“Ehi, Cappellone!”.
Ecco che a toglierlo
da quelle strette,
ma svaligiandogli
le sigarette,
già sopraggiungono
dei paladini
che, con la tattica
di un tal Pacini (2)
tosto, nel numero
di sei o sette,
te lo conducono
alla Buvette.
— Note (1954):
(1) è la così detta “scarabocchiata” usanza antichissima che si riscontra negli Annali del Collegio fin dalla sua fondazione.
(2) Allievo anziano pratico, dopo sei anni di permanenza nell’istituto, di tutte le astuzie, per meglio svaligiare i “cappellino”.
— Note (2018):
– Il verso del Morganti è un distico di quinari (sdrucciolo e piano, in alternanza). Per chi si cimenti in un’opera poetica, la scelta del metro è raramente casuale. Azzardo l’ipotesi che l’ispirazione possa essere stata la poesia “A Satana” di Carducci, non solo per via dell’identica struttura metrica, ma anche per il suo messaggio intelligentemente iconoclasta che trova riscontro nel modus operandi del “figlio di Nunziatella”.
– L’appello alle Muse nel proemio è una chiara firma classicistica che, imitando l’epica greca a partire da Omero, vede la necessità della loro mediazione per imprimere il sigillo della verità negli eventi narrati. Nello specifico, il dominio di Euterpe era la poesia lirica, quello di Erato…l’eros o amore, e quello di Melpomene la tragedia. Il Morganti aveva chiaramente frequentato il Liceo e sapeva applicare molto bene le nozioni apprese al contesto della sua opera.
– Interessante il riferimento al prestigio internazionale dell’offerta formativa della Scuola; un buono spunto per ricercare evidenza di tali visite nel periodo 1922-25.
– “Pacini” è il primo nome reale in cui mi sia mai imbattuto che testimonia la figura mitica del “secolare”, appellativo riservato all’Allievo che, per motivi scolastici o medici, avesse frequentato la Scuola per ben 6 anni!
– “Scarabocchiata” (un cappottone magistrale!): un termine caduto in disuso tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80. Sarebbe interessante individuare con maggior precisione il periodo dopo il quale il termine non è stato più tramandato.
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2. BUVETTE
[Paste, torroni, caffè, cioccolata – Fumo – Anziani scrocconi]
Quivi, fierissimo
sul seggiolone
dietro la macchina
dell’addizione,
da matematico
ma senza fallo,
ruota il manubrio
il maresciallo
che ognor assillano
di qua e di là
mutando i vaglia
del buon papà
in piccolissimi
svariati buoni
con cui s’acquistano
paste e torroni…
Mentre gli introiti
segna al diario,
e i baffi arricciasi
lo zio Clotario.
…
Questo spettacolo
della Buvette,
ogni famiglio
messo alle strette,
il gran rigurgito
pressante insino
ai tesi muscoli
di Copellino,
che, come folgore,
come un ossesso,
guida la macchina
che fa l’espresso;
l’enorme circolo
che fa i capelli
rizzar sul teschio
pur di Sarnelli,
stretto da innumeri
teste affannate,
nel fare spaccio
di cioccolate;
il fumo a nuvole,
il gran vociore,
le spinte, i fremiti,
il buon umore
ti sbalordiscono
il nuovo ammesso,
che resta attonito
di sasso e… fermo.
…
Passato subito
il turbamento
che provocavagli
quel movimento,
il bel novizio
convien che bagni
la sua matricola
a quei compagni
che, dai caratteri
un po’ più strani,
si riconoscono
per fieri anziani.
…
Paste di Caflisch
liquori amari,
vermouth e cordial,
Bitter Campari,
dolce rosolio,
grossi torroni
tosto ti saziano
quegli scrocconi,
che alfin ti piantano,
secondo il rito,
col portafoglio
alleggerito,
quel bravo giovane
che ha bisogno
di solitudine
di pace e sogno.
— Note (2018):
– O tempora o mores: alla Buvette, che in tempi più recenti è diventata “Sala Convegno”, si accalcano gli Allievi non solo per il caffè e la cioccolata, ma anche per fumare…Il nuvolone di fumo di sigaretta in locali pubblici, oggi pressoché sconosciuto, così facile da ricordare multi-sensorialmente per chi è cresciuto prima degli anni ‘00.
– Non si trattavano male gli Allievi se Caflisch, pasticceria storica prima in via Toledo, oggi in via Tasso, riforniva di paste la buvette! Sarebbe interessante capire se vi fosse allora un accordo di fornitura regolare o se l’autore si riferisca a qualche occasione speciale.
– …fermo — rima “storta”: prova a raddrizzarla!
– Si ha l’impressione che il cappellonaggio degli anni ‘20 fosse di natura più estorsiva e …fisica che non didattica!
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3. MARECHIARO
[Notturno napoletano – Pescatori cantanti – Il Silenzio – Mal d’amore]
È notte: un alito (1)
increspa, arriccia
il mar d’argento;
nel ciel tersissimo
a cento a cento
brillan le lucciole
del firmamento.
La luna splendida
come un gran faro
accende, abbaglia
già Marechiaro
che sprazzi lancia
e par che ardi (2)
e insostenibile
si fa agli sguardi.
Giungono languidi
canti d’amore;
canti nostalgici
pien di dolore;
canzoni fluide
sgorghi di cuori
di amanti umili,
di pescatori
che insieme tuffano
i remi avanti
e li ritraggono
tutti grondanti.
Le barche solcano
il mar che brilla
rompendo l’acqua
fredda e tranquilla;
a prua sorreggono
fari rossastri,
a poppa lasciano
dei lunghi nastri.
…
Da via Caracciolo
s’ergon lucenti
candidi nuvoli
di bei frangenti.
Più lungi incurvasi
bella, divina,
mandando in estasi
via Mergellina
e a tratti luccica
del verde smorto
che il far lampeggia
lungi dal porto.
Intanto languide,
tra quattro mura,
rossastre e solide,
che fan paura,
lente risuonano,
le note, e lievi:
suona il silenzio.
Dormon gli allievi.
Gli allievi dormono
un sonno queto,
sonno balsamico
che scende lieto,
su d’ogni palpebra
stanca, assonnata,
dal gran travaglio
della giornata.
…
Laggiù, in un angolo
del camerone,
è solo, è sveglio
il cappellone.
Ei si rivoltola,
soffrendo inerte,
ognor tirandosi
su le coperte,
e segue il misero
una figura
vaga, un’imagine
pien di frescura,
un bacio languido,
due labbra rosse,
un volto roseo,
due punte grosse
che modulavano
alla sua vista
la fine e tenue
verde batista.
…
Due calde lacrime
sugli occhi neri
al suo partirsene
dell’altro ieri;
una foltissima
testina bionda
d’un oro fluido
che il guardo inonda,
in cui perduto
egli, talvolta,
di baci e aneliti
l’avea sconvolta.
…
Fisso ed attonito
l’occhio sbarrato,
seguendo immagini
senza peccato,
un sonno languido
a mano a mano
preme le palpebre
e lui pian piano.
Sogni fantastici,
lieti sorrisi
tosto lo assalgono
e rosei visi;
fantasmagorici
prati e giardini,
vocette garrule
e bei visini
che ognor l’attorniano
e ammiran fiera
la lucentissima
sua bottoniera…
…
— Note (1954):
(1) Digressione lirica che ci mostra tutta la squisita sensibilità del mondo naturale la mirabile arte espressiva del poeta.
(2) Ardi per arda
— Note (2018):
– All’alba i pescatori a Marechiaro: un’immagine vivida d’antan che pare una fotografia. Sarebbe bello accoppiarla con delle foto d’epoca.
– Il verde smorto delle lanterne pare abbia avere proprietà magiche, quasi il mare divenisse d’ascenzio, tali da portare in vita, nel sonno turbato del cappellone, la sua bella, vestita di ondulante “verde batista”.
– Batista [Treccani]: Tessuto pregiato, fine e leggero, in armatura tela. Originario del nord della Francia (prende il nome dall’artigiano che per primo lo ha fabbricato, Baptiste Cambray), ha conosciuto una notevole diffusione in Europa a partire dal XIII secolo; molto adatto per la confezione di biancheria femminile, è caduto in disuso quando tessuti più resistenti e pratici si sono affacciati sul mercato (soprattutto il cotone, più facile da produrre con metodi industriali). Se nel passato veniva realizzato in puro lino, oggi è molto diffuso in cotone mercerizzato.
– Quello del cappellone è un vero e proprio sogno erotico:
[…]
due punte grosse
che modulavano
alla sua vista
la fine e tenue
verde batista
[…]
… Ma che sono quelle punte grosse avvolte nel tessuto pregiato di una finezza trasparente? L’autore sapeva esattamente cosa dire e come dirlo.
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4. SVEGLIA
[Tromba – Ressa al lavandino – A studio! – La mosca e il calamaio]
Ecco, che a svellere
quelle visioni,
tosto mutandole
in illusioni,
proprio alle cinque
del bel mattino,
quando piacevole
è il pisolino,
il suono rauco,
forte rimbomba,
della notissima
tartarea tromba.
S’avanza Rutoli
ch’è di picchetto
e lo fa scendere
svelto dal letto
mentre sollecita:
“Beh! non ci alziamo?
suona la sveglia!
E che facciamo?”
Or la tristissima
straverità
chiama quel misero
a la realtà,
e mentre rapido
balza dal letto,
uno sbadiglio
sgonfia dal petto.
Gli dà fastidio,
sin dal mattino,
la ressa solita
del lavandino,
che pure assiepasi
in ogni accesso,
in tutti gli angoli,
perfino a…cento!
Si ch’è difficile
e invano agogni
di far con comodo
i tuoi bisogni!…
Il bel novizio
si lava svelto,
e lo sollecita
il capo-scelto,
che con cipiglio,
grida: “Signori,
vadano a studio
escano fuori!”
E pria che altissimo
squilli l’attenti
si deve a studio
esser presenti.
…
Chine ed immobili
poggian le teste
sugli erti gomiti
pensose e meste:
chine ed immobili
su libri bianchi,
tra fogli e pagine
che son sui banchi.
La luce elettrica
col suo chiarore
sbianca le facce
dando un pallore
sì che cadaveri
sembran quei volti,
fissi ed attoniti,
mesti e raccolti.
S’ode pianissimo
per l’aura fosca
vola, con sibilo,
lenta, una mosca,
che in giri ampissimi
si posa a caso
e fa solletico
sopra il tuo naso!
Se tu la provochi,
con gran tormento,
ritorna subito
e va sul mento:
se da quest’ultimo
la scacci ancora,
ritorna subito
sul naso allora
e in un continuo
accanimento
ti dà fastidio
sul naso e’l mento
sì che da rabbia
ti senti invaso
per quel supplizio
su mento e naso.
Per porre termine
a quel martirio,
il quale ti provoca
quasi un delirio,
con mossa rapida,
ardita e fiera
la mosca prendere
vuoi prigioniera:
ma, mentre acchiappa,
quella, più celere
via se ne scappa,
tornando, rapida,
dopo un momento,
tosto alla carica
sul naso e’l mento.
Dopo un’asprissima
lotta accanita,
quella battaglia
solo è finita,
quando il volatile
è sull’antenna,
confitta all’apice
della tua penna.
Allor con rabbia,
e non a torto,
tu rendi strazio
al corpo morto:
pria mutilandogli
in parti uguali
con turpe scempio
le zampe e l’ali,
poscia tuffandolo
con sommo guaio
nel nero liquido
del calamaio,
che, reso torbido
dal corpo esterno,
dopo ti macchia
tutto il quaderno. (1)
Con un cipiglio
truce e nimico
quella battaglia
vide d’Errico
che dalla cattedra
ti lancia occhiate
penetrantissime
fredde e spietate
…
— Note (1954):
(1) Osserva come da un nonnulla il poeta ha saputo trarre con vivi colori questa simpatica scenetta.
— Note (2018):
– Sveglia alle 5: da qualche decennio la sveglia alla Nunziatella è alle 6:30. Se non si tratta di un’esagerazione, l’autore qui rivela ritmi giornalieri che partivano all’alba e che presumibilmente finivano anche prima, con il Silenzio verso le 21:00 invece che le 22:30 di oggi.
– “Perfino a…cento!” – Un’altra non-rima birichina …prova a correggerla!
– …Terribile il destino della mosca! Eppure scommetto che, leggendo, più d’uno si sarà ritrovato ragazzo a rivivere scenette simili.
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5. STUDIO E COLAZIONE
[Preoccupazione – Afflusso a mensa – Scherzi salati]
Intanto passano
l’ore e gli istanti
tra quelle pagine
che hai davanti;
problemi algebrici
filosofia
norme balistiche
topografia;
lingue antichissime
più o meno avverse,
fisica, chimica,
scienze diverse
così che, attonito
come Sarnelli,
tu cacci l’unghie
sotto i capelli
perché quantunque
voglia studiare
non sai, in principio,
proprio che fare
tanto ti assillano,
ed a milioni,
quelle materie
quelle lezioni!
Mentre la fisica
studi un pochino
già ti preoccupi
che v’è latino;
mentre di formule
fai grande spreco
ecco sovvieneti
che pur v’è greco
e che dell’Ecuba
oh! fato avverso,
tu non sai proprio
neppure un verso!
Mentre di storia
studi ogni data
ecco che l’ottica
hai già scordata
e già dimentico
sei del segreto
se figlio o spirito
è il Paracleto! (1)
Mentre t’assalgono
mille pensieri
e truce l’incubo
di molti zeri,
un suon ti annunzia
giungendo grato
che alfin lo studio
è terminato.
Tu sorgi subito
allor, nervoso,
per quello sperpero
di tempo ozioso,
col volto terreo
pupille immote,
perché s’appressano
dolenti note,
e tante incognite
saranno i voti
a cui ti mancano
termini noti.
…
Come fa un liquido
quando, immanente,
precipitandosi
da un recipiente
che tu d’un subito
abbia voltato,
perché prestissimo
resti vuotato,
rimane immobile
perché costretto
dal poco spazio
del collo stretto
ed arrestandosi
allor, di botto,
da quel si libera
a fiotto a fiotto;
così un gran numero
di allievi assale,
accavallandosi
giù per le scale,
la porta piccola
che, assai pressata
dal flusso gravido,
resta bloccata.
La moltitudine
ecco s’addensa
e si precipita
scendendo a mensa
spingendo, urtandosi
con gran clamore,
nel pigia pigia
pien di furore.
…
Con gran voracia
ognun combatte
il proprio stimolo
col caffè-latte;
talvolta capita,
però, che un tale
nella tua ciotola
versi del sale:
allor tu, misero,
con gran dispetto,
stringi la cinghia
per un fioretto!
…
— Note (1954):
(1) Termine filosofico per indicare la 3a persona della Trinità.
— Note (2018):
– Nihil sub sole novum: …quanto poco è cambiato in un secolo!
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6. CONTO ALLA ROVESCIA
[In aula – Mak π quotidiano – Ipotiposi di un gesto – Arrivo del Professore]
Come le pecore (1)
escon dal chiuso
timide, timide,
calando il muso,
e soffermandosi,
di tanto in tanto,
tutte si pigiano
l’un l’altra accanto;
in modo simile,
per le lezioni,
gli allievi entrano,
nelle sezioni.
Giunti nell’aula,
a mano a mano
si leva altissimo
un gran baccano;
qualcuno, atteggiasi
ad oratore
tra fischi, applausi
e gran rumore
mentre, da un angolo,
un folto crocchio,
gli lancia subito
qualche pernocchio.
V’è chi la cattedra
d’inchiostro bagna;
chi scrive formule
sulla lavagna;
finché si celebra,
come ogni dì,
solenne, il cambio
del Macchepì.
È cerimonia
strana, non nego,
ma, fate orecchio,
or ve la spiego;
Imperiosissimo
tuona un “attenti”;
ritti s’impalano
tutti i presenti;
poscia, per rendere
l’onor con l’armi,
si dà l’energico
“presentat’armi”.
Dato quest’ordine,
tutti gli anziani
due volte battono
ambo le mani,
e steso, poscia,
secondo l’uso,
il destro braccio
col pugno chiuso,
su questo portano
quell’altra mano
piegando il gomito
in modo strano (2).
Mentre son rigidi
tutti così,
la data cambiasi
del Macchepì:
il che significa
che del soggiorno
tetro in Collegio
è scorso un giorno,
ed appropinquasi
per conseguenza
il dì lietissimo
della licenza!
…
Per incantesimo
cessa il clamore
al sopraggiungere
del professore,
mentre di brividi
forte una scossa
ti senti correre
per tutte l’ossa;
allora cominciano
strani esorcismi
che ti preservano
da cataclismi;
tutti bisbigliano,
con gran paura;
“terque quaterque
mala iactura”;
e v’è chi l’indice
sul naso mette,
col medio e pollice
sulle stellette;
chi tocca, provvido,
il ferro pure
ch’è conducibile
di jettature;
ma son moltissimi
poi que’ bricconi,
che si scongiurano
pure cogli occhi!
— Note (1954):
(1) Reminiscenza dantesca superata però e vivificata nell’arte e nel pensieroso secolo attuale.
(2) Efficacissima ipotiposi.
— Note (2018):
– L’immagine delle pecore probabilmente ispirata da una lezione del quinto canto del Paradiso di Dante.
– “Pure con gli occhi”…: un’altra non-rima, rude e birichina (bricconi… —> cogli…)!!!
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7. FILOSOFIA
[Interrogazione – Epitteto – Kant]
Regna un silenzio
così severo
che sembra l’aula
un cimitero,
mentre il filosofo (1)
fiero e sinistro,
allunga il braccio
sul suo registro…
Allor si trepida,
s’invoca il fato,
tendendo i muscoli
fermando il fiato,
finché, nell’aura
fosca e spettrale,
chiamare sentesi:
“Venga quel tale!”
…
Come, al patibolo (2),
nel dì fatale,
un uomo pallido
sale le scale,
posando il terreo
sguardo vagante
sulla mannaia
già vacillante,
così quel misero,
con tal sembianza,
muto, alla cattedra,
tremando avanza,
mentre che, unanimi,
quelli a sedere,
in cor gl’intonano
il miserere.
“Mi dica, dunque,
ha lei studiato
lo Scoto Eriugena (3)
che ho spiegato?
Ebbe l’Eriugena,
vi dissi già
l’intuito ciclico
de la realtà,
ed a proposito,
ora mi spieghi,
a quel filosofo
si ricolleghi”.
Pensa quel misero
facendo appello
a tutti gli atomi
del suo cervello;
cerca di vincere
quell’emozione
la qual gli provoca
gran confusione,
ma sente subito
che in quel frangente
nessun filosofo
gli viene a mente
e che, quantunque
abbia studiato,
egli filosofo
no: non è nato!
Con quattro decimi
muto e composto,
torna riprendere
il proprio posto.
Neppur li merita
ma il professore
gli fè, benevolo,
questo favore!
…
Solo respirano
lenti i polmoni
quando incominciano
le spiegazioni:
ma con l’assurgere,
col farsi alato
quel gran linguaggio
scritto e parlato,
tu resti stupido
non persuaso
con un lunghissimo
palmo di naso,
e poi ti capita
assai sovente
di non comprendere
niente di niente.
Ti meravigliano
que’ pensatori
i quali nacquero
di già dottori,
e col bernoccolo,
e col pensiero
ti superarono
il mondo intiero!
Nacque, ad esempio
di basso ceto,
quel gran filosofo
che fu Epiteto (4)
e pur dottissimo,
pur così bravo,
l’insigne stoico
era uno schiavo!
Un giorno infausto
che’l suo padrone
gli fece torcere
per punizione
con vero scempio
l’arto inferiore,
con calma stoica
subì il dolore
quel buon filosofo;
anzi avvisava
che ancor torcendolo
gli si spezzava.
Quel gran supplizio
no, non cessò;
la gamba misera
gli si spezzò.
Con quel fortissimo
dolore acuto
pur consapevole
dell’accaduto
e senza perdere
la sua ragione,
calmo, calmissimo,
volto al padrone
disse al filosofo:
“non mi credevi
che ancor torcendola
me la rompevi?”.
Fu sì flemmatica
questa sua frase
che sulla storia
scritta rimase…
Egli fu stoico,
però un po’ troppo
e quest’eccedere
lo rese zoppo!
E son moltissimi
questi dottori
che mai non caddero
in vani errori
ma, se vi caddero,
ebber coscienza
ch’errore genera
la conoscenza:
il grande Socrate
il gran Platone
ed Aristotele,
Bruno, Bacone;
il gran Cartesio
il gran Plotino
Giovanni e Paolo
ed Agostino.
Qual torre d’Eiffel
alta, maestosa,
grandeggia impavida
sopra ogni cosa,
tale lo spirito
meditabondo
di quel filosofo,
primo nel mondo,
sovrasta gli uomini
che, come nani,
a lui s’aggrappano
co’ sforzi umani
perché sugli omeri
di questo Tale
diventa ampissima
la visuale.
Questa notissima
torre Babele
è il gran filosofo
Kant Emanuele!
Alto, magrissimo,
fenomenale,
e d’un cronometro
più puntuale.
Quand’ei la soglia
varcava, mogio,
l’ora aggiustavano
all’orologio! (5)
Egli nutrivasi,
con nostro scorno,
solo d’un’unica
minestra al giorno.
Noi, al contrario,
molto ghiottoni,
vogliamo vongole
con maccheroni!
Fu spaventevole,
fu sovrumana,
l’aprioristica
virtù Kantiana;
né v’è filosofo
che mai perdona,
quell’antipatico
del Da Verona,
un dei pochissimi
persecutori
della sua sintesi
tutta a priori
che meno utile,
questa, credette
del buon rasoio
che fè Gillette!
Lettore, scusami,
se t’ho tediato
con queste chiacchiere
tutte d’un fiato;
riprendo subito
or l’argomento
ma pria ti faccio
l’avvertimento:
se vuoi conoscere
l’alto pensiero,
compra il “Sommario”
del De Ruggiero.
Costa pochissimo
e puoi seguire
tutti i filosofi
per venti lire!
…
— Note (1954):
(1) Il professore di filosofia, Ugo Fiore.
(2) La similitudine sembra esagerata ma bisognerebbe assistere una sola volta a una di queste interrogazioni di filosofia, per convincersi della perfetta corrispondenza fra l’immagine e la realtà.
(3) Giovanni Scoto Eriugena, filosofo vissuto prima del mille che pose una concezione ciclica del problema metafisico panteista e per la sua dottrina può ricollegarsi al neoplatonismo di Plotino.
(4) Epitteto, filosofo stoico rimasto ai posteri come esempio di virtù perfetta.
(5) Si dice che Kant uscisse di casa ogni giorno alla stessa ora e che vedendolo i passanti varcare la soglia, regolassero i propri orologi, consci della sua puntualità matematica.
Note (2018):
– Questo Professore ebbe chiaramente un grosso impatto nella formazione degli Allievi del 1922-25… gli aneddoti personali sui grandi della Filosofia che egli evidentemente narrava ai suoi studenti indicano quella volontà di fornire utili appigli allo studente non solo per collocare e differenziare le figure dei filosofi ma anche e soprattutto il tentativo del buon docente di trasmettere un amore intimo per la materia – fenomeno di cui il discente tipicamente si rende conto solo anni dopo aver completato gli studi.
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8. ALTRE LEZIONI
[Tromba dell’intervallo – Tutti geni in Trigonometria – Arbiter Elegantiae]
A porre termine
pur tuttavia
alla difficile
filosofia,
il suon lietissimo
del trombettiere
risuona altissimo
con gran piacere.
O suono splendido,
fossi laudato,
oggi il pericolo
pur è scampato!
Escon dall’aula
gli allievi in fretta
e lieti accendono
la sigaretta;
ma appena aspirano
qualche boccata
che tosto devono
un’altra fiata
tornar mestissimi
nell’aula ancora
ché matematica
hanno in quell’ora.
Seccati, spengono
quel mozzicone
per quando termina
l’altra lezione,
e a posto tornano
subitamente
ché al corridoio
viene il tenente…
Di venerabile
ammirazione
sì che somiglia
al gran Catone,
con una candida
barba d’argento,
che piove, soffice,
e adorna il mento,
s’avanza placido
il professore
di matematica
Vincenzo Fiore.
Questi, sedutosi,
con mano stanca,
si liscia splendida
la barba bianca,
mentre, chiamandoti,
tosto dà inizio
ad un algebrico
strano esercizio.
Sono difficili,
lunghe equazioni
con geometriche
applicazioni,
oppur son circoli
tutti ripieni
di raggi, diametri,
seni e coseni.
Però mai capita
che, assai turbato,
si perda d’animo
l’interrogato.
Chiunque interroghi
il professore,
tutti risolvono
senza un errore,
e ognuno, pratico,
in un baleno,
sia pur recondito,
ti scova il seno!
Ecco che appressasi,
dopo di quelli
dondomenandosi,
il buon Zitelli,
che molto odia
la scarsità
della scolastica
mentalità.
Tutti allor piangono
il tempo perso
perche dell’”Ecuba”
non sanno un verso,
nel mentre fioccano
di qua e di là
puntacci orribili
senza pietà.
Poi viene Zipolo
che fa il severo
ognor dicendoti:
“ti metto zero”;
e segue Rispoli
che, con prestanza,
è sempre l’arbiter
dell’eleganza.
Questi, Petronio
per fama batte
con le sue multiple
belle cravatte;
e se t’interroga
poi, con pazienza,
presto ti sgretola
tutta la scienza
rimproverandoti
a non finire
se “quattro chiacchiere”
non gli sai dire.
E si susseguono,
in tal maniera
sette materie
fino alla sera!
…
— Note (2018):
– Il supplizio del discente resiste nei secoli… ma le torture dell’apprendimento l’Allievo trova il modo di sdrammatizzare con la giuste dose d’ironia: è così che, grazie alla trigonometria di tangenti e coseni ma soprattutto di seni, la matematica diventa una piacevolissima caccia al tesoro!
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9. GINNASTICA
[Aria! – Sbarre parallele, funi, salti, capriole – Appetito – “All you can eat” – Crescita]
Da filosofiche
alte nozioni,
da tanti numeri,
tante equazioni,
stordito, esausto,
alfin l’allievo
nella ginnastica
trova sollievo.
All’aria libera
ossigenata
la mente lucida è ritornata.
La sua sagacia
or mette in mostra:
forte, agilissimo,
ti si dimostra.
Ei dondolandosi
già si rivela
potente ginnico
di parallela:
Poggiando al gomito
l’anca leggiera
col corpo rigido
fa la bandiera,
oppur, slanciandosi,
in alto sale
capovolgendosi
in verticale.
Senza pericolo
restando immune
con sole braccia
sale la fune.
A meraviglia
pure riesce
nel far, di slancio,
il salto a pesce.
Volteggia ostacoli
di grossa mole;
fa d’un acrobata
le capriole;
ma per infondergli
con melodia
di dolce musica
la poesia,
acché sensibile
con quel suonare,
faccia l’orecchio,
gli fanno fare
un esercizio
ricreativo
a corpo libero
collettivo.
Con tal ginnastica
immantinente
ognuno libera
la propria mente
d’astrusi calcoli
e poco resta
di Kant e formule
in ogni testa!
Il proprio fisico,
in tal maniera
l’allievo stimola
da mane a sera,
temprando i muscoli
che, in quel frangente,
gli si sviluppano
enormemente.
Si fa più agile
e più vivace;
s’ingrossa turgido
il suo torace;
e quel continuo
vivere attivo
fa dello stomaco
l’aperitivo,
ché, giunto a tavola
alfin fornito
d’un incredibile
forte appetito,
enormi cumuli
di maccheroni
mangia insaziabile
senza sermoni;
né si rammarica
se sono scotti,
se sono aciduli
o poco cotti,
se sono pallidi
senza colore,
se di formaggio
non hanno odore.
Tutto egli mangia
tutto divora
nel poco spazio
di una mezz’ora;
e quando capita
che il sugo abbonda,
mangiando rapido
il mento inonda
del rosso liquido
che poi si netta,
impiastricciandosi
la salvietta.
Infin, nutrendosi
oltre misura,
tanto s’amplifica
la sua statura
che te lo pesano
mese per mese,
e lo misurano
a più riprese,
e il padre avvisano
poi con espresso,
del suo gran crescere,
del suo progresso!
— Note (2018):
– Esercizio fisico tempra e distrazione: alla Nunziatella il tempo volava e l’appetito non mancava mai!
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10. SCHERMA
[Premessa – Saluto e affondo – Il ferro infranto – Carnevale imminente]
Or a descrivere
voglio provarmi
pur le battaglie
che in sala d’armi
ognuno intrepido
spiccando salti
sostiene impavido
con fieri assalti.
Sono schermistici
aspri conflitti,
ne’ canti epici
tanto descritti,
in cui que’ celebri
della Provenza (1)
ognor facevano
la concorrenza,
sguainando sciabole
di su e di giù,
al tondo tavolo
del rege Artù. (2)
L’allievo, figlio
di tale razza,
messa la maschera
e la corazza,
con mossa rapida,
dopo il saluto,
discende in guardia
e, molto astuto,
a tempo debito
vibra il fioretto,
che all’avversario
giunge nel petto;
mentre quel misero
che l’ha buscato
morso da rabbia
grida: “toccato!”
Dopo quel solito
e breve assaggio
che ti facilita
un buon vantaggio,
tu l’avversario
di certo atterri
se sai la tattica
di Tagliaferri. (3)
S’accende asprissima
allor la lotta
via susseguendosi
botta su botta.
I ferri stridono
pel forte attrito
dell’aspro acciaio
terso e tornito,
lesti si cozzano
nelle parate,
rapidi vibrano
nelle stoccate;
e susseguendosi
i colpi, a mille,
stridendo sprazzano
rosse scintille,
formando vortici
di tanti aspetti
sì che ti sembrano
cento fioretti…
A un tratto vedesi
un ferro infranto
volar nell’aria
con forte schianto
e resta il manico
col coccio rotto
ed un che, livido
senza far motto,
si deve arrendere
perché spezzata
gli fu la sciabola
dall’intrecciata.
Così, qual folgore,
rotando il brando,
l’allievo t’emula
furioso Orlando,
né meraviglia
cotanta feo,
con cento braccia,
il gran Briareo! (4)
Suvvia consolati,
soffrir che vale?
Vedi che prossimo
è il Carnevale!
Discaccia l’ansie
sopporta i mali
e quell’innumeri
vari segnali
che non ti lasciano
un sol minuto:
le feste vengono
a darti aiuto!
Sì confortandoti
quest’alma voce
il peso allevati
dell’aspra croce
che ognor ti gravita
le larghe spalle
sui sassi mobili
dell’irto calle.
— Note (1954):
(1) Ciclo dei Paladini di Carlo Magno.
(2) Ciclo Brettone del Re Artù, detto della Tavola Rotonda.
(3) Maestro di scherma noto per la sua valentia in quell’arte; ex campione d’Italia.
(4) Uno dei giganti che mossero guerra a Giove.
— Note (2018):
– Il Morganti è veramente bravo nel creare immagini vivide di episodi che ha testimoniato, evidentemente, con i propri occhi; in questo caso non solo l’azione del duello, ma anche i sentimenti dei duellanti.
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11. LIBERA? USCITA
[Rivista – Nuove regole per la Mantella – Pioggia – Punizione]
Quel giorno è l’ultimo
dì del Gennaio:
aspettatissimo
viene il Febbraio
che infin apportati,
fra tanti mali,
la gran baldoria
dei Baccanali!
E pur domenica,
e, per l’uscita,
ti si risveglia
un po’ di vita.
Ecco, solleciti,
all’adunata,
gli allievi, in abito
di gran parata,
le scale scendono
con lieto aspetto
e si dispongono
giù nel pianetto
dove chiamandoli
su d’una lista,
quindi passandoli
dopo in rivista,
con molto scrupolo
l’ufficiale
rifà le prediche
d’alta morale:
“A mente tengano
ben, lor signori,
ch’hanno da rendere
ai superiori
un pirotecnico,
pronto saluto
come dal codice
è preveduto!…
E ancora sappiano
che vanno in cella
quei che s’avvolgono
nella mantella. (1)
Ricordo dunque
di stare attenti,
che i lembi caschino
tesi e pendenti!”
Dopo le solite
presentazioni
che tosto seguono
a quei sermoni,
tu ti precipiti
verso la porta;
l’antica gioia
ecco è risorta,
risplende fulgido
raggiante il viso,
ti sembra d’essere
in Paradiso!…
…
Soffiano raffiche:
sbuffa e si tuffa
nel mare Eolo
e vi si azzuffa.
Versa la pioggia
dal ciel Orione, (2)
mandando nuvole
da settentrione…
Non passa un’anima,
ed ogni via
deserta vedesi
per l’acqua ria…
Con passo celere,
sol, in via Roma
sfida la pioggia
una persona, (3)
e per le raffiche,
più nulla vede
nel suo procedere
sul marciapiede.
Tutto lo investono
vento e procella
gonfiando in aria
la sua mantella
che, sventolandolo,
di più l’agghiaccia
e nel procedere
pure lo impaccia…
Questi, moltissimo
preoccupato
perché automobili
non ha trovato,
né vede un’unica
sol carrozzella,
lesto s’avvoltola
nella mantella
ed affrettandosi,
col capo basso,
nervoso e rapido
allunga il passo…
mentre sbatacchia
sul suo kepì
l’acqua con impeto
e, poi, da lì
gocciola, gocciola,
con sua gran pena,
e scorre a rivoli
dietro la schiena!
Un lungo fremito
lo scuote a un tratto
sparuto e livido
si volge ratto…
“O ciel aiutami!
Che cos’io veggio?
Son proprio sveglio
dormo o vaneggio?”.
Ma no: non sbaglia.
La voce ei sente
che lo rimprovera
proprio il tenente:
e tosto gli ordina
di andar in cella
perché si avvoltola
nella mantella!
“Suvvia la supplico,
signor tenente,
non mi rimproveri
sono innocente!
Qual colpa ho, misero,
ser il crudo Orione
manda le nuvole
da settentrione?”. (4)
— Faccia silenzio!
ho ben ragione;
torni in Collegio,
vada in prigione!
E sì dicendogli
lo pianta in asso
sotto la pioggia,
freddo e di sasso;
sotto la pioggia
che manda Orione
spingendo nuvole
da settentrione…
— Note (1954):
(1) Recentissima disposizione del Comando che vieta di portare i lembi della mantellina avvoltolati sulla spalla.
(2) Ispirazione che il poeta ha avuto certamente dall’ode “La caduta” di Parini. Orione costellazione apportatrice di pioggia.
(3) L’unica rima sfuggita al poeta involontariamente. Le altre rime che sembrano pure tralasciate sono volute e tu, o lettore, con un po’ di buon senso puoi ricostruirle.
(4) Finissima ironia che il poeta conserva sempre. Molto ben riprodotta la psicologia dei personaggi di questa scena avendovi il poeta partecipato proprio egli stesso.
— Note (2018):
– Il “pianetto” è quello che generazioni più recenti chiamano “Cortile Piccolo”;
– Lo sfortunato episodio della mantella evidenzia come la relazione tra Allievi e Ufficiali fosse soggetta a tensioni che, a compenso delle tante volte in cui la si faceva franca, talvolta scaturivano in provvedimenti più severi di quanto le circostanze non richiedessero.
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12. FESTE E CELLE
[Folle al Politeama – Svestizione – Cella – Arrabbiato come un leone]
La fronte umida
tutta imperlata
di sudor gelido
e ottenebrata,
si terge il misero
e si dispone
a salir tacito
Pizzofalcone.
Salendo attonito
quel suo calvario,
lunghi automobili
d’aspetto vario
in fila, immobili,
attender vede
accosto al margine
del marciapiede…
È la Domenica
in cui si brama
andare al solito
Politeama,
che splende fulgido
di luci adorno
e con insolita
folla d’intorno.
Allegri giovani,
in vari croccchi,
a bimbe candide
strizzano per occhi;
e tutti accorrono
dalla mondana
Pawlova splendida,
bella Tatiana!
In mezzo a simile
gioia chiassosa
passa quel misero
con ansia ascosa,
e mesto, e lugubre
s’en va in prigione
sotto le grinfie
del buon Varone! (1).
…
Lo squillo altissimo
d’un campanello
rompe il silenzio
del freddo ostello:
e, dopo un attimo,
si sente pure
un aspro stridere
di serrature.
Cigola ai cardini
lesta una porta
mentre un’energica
man la trasporta,
e appar sull’uscio
l’ampio faccione
rotondo ed ilare
d’Aniel Varone
che, in tono ironico,
e molto arguto,
al nuovo ospite
dà il benvenuto.
Con molto scrupolo
tosto Falcone, (2)
e attento adempie
al suo dovere
togliendo cinghia
e mollettiere
al triste ospite
che pel fastidio
potria sopprimersi
col suicidio!
Accuratissima
fa la rivista,
in tutti gli abiti
te lo rovista,
ma non avvedesi
ch’alle calzette
egli ha fiammiferi
e sigarette!…
Inoltre articoli
gli legge, chiari,
su alcune regole
disciplinari
che proibiscono
e di cantare,
e di discorrere,
e di fumare.
Quindi con l’ultima
ammonizione,
gli assegna il numero
della prigione.
Come all’ergastolo,
dopo il verdetto
inappellabile,
un poveretto
s’avvia, con brividi,
tra grossi e fieri
variopintissimi
carabinieri,
così quel misero
va con Falcone
e con il burbero
Aniel Varone…
Nel corridoio,
tra fitte grate,
vede incertissime
facce affannate
che gli domandano,
con molto cuore:
“Hai cella semplice
o di rigore?”
Egli rispondere
non può alle voci
perché lo spingono,
ambo feroci,
da un lato, urtandolo,
fiero Falcone,
dall’altro, aizzandolo,
il buon Varone.
Infin quest’utimo
nella sua cella
col catenaccio
te lo suggella.
Come un indomito
leone irsuto
al laccio tesogli
alfin caduto,
strappato all’Africa
terra, infuocata,
lasciando all’oasi
la fidanzata, (3)
nel zoologico
vasto giardino
dove lo relega
ora il destino,
in quella solida
sicura gabbia,
cupo aggirandosi,
rugge di rabbia;
così quel misero,
come il leone,
l’angusto spazio
della prigione
misura rapido
con quattro passi
e il tempo celere
spera che passi
…
— Note (1954):
(1) Inflessibile carceriere addetto alle celle.
(2) Maresciallo della 3a compagnia.
(3) Fine umorismo che il poeta trova anche in mezzo a una tragica similitudine bella per potenza e forza espressiva.
— Note (2018):
– Triste destino del punito: invece che andare dritto alla festa va dritto in cella! Le celle furono abolite come forma di punizione nella seconda metà degli anni ‘70.
– La metafora del leone, oltre a rendere bene la rabbia di trovarsi “in gabbia”, potrebbe essere – la mia è un’ipotesi azzardata – la fonte d’ispirazione alle generwzioni successive per la scelta del motto “Hic sunt leones” da parte della Sezione B del Classico alla Nunziatella, motto ancora oggi in uso.
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13. TANGO ARGENTINO
[Lascive danze – Charleston, Tarantella, Tango – Un turno per fiore – Tavolaccio al suono dei violini]
Intanto fervono
in mille stanze
dell’alma Napoli
lascive danze
che ti rapiscono
in voluttuosa
sublime estasi
con l’amorosa…
Pur dello storico
grave castello,
nel vasto Cinema
lussuoso e bello,
ferve lo “charleston”
indiavolato
che ad ogni coppia
ti toglie il fiato.
Rapidi guizzano,
saltando, i piedi
sì che per l’aria
sempre li vedi
s’indolenziscono
pur le giunture,
tutte si rompono
le calzaure.
Certo è più estetica
la tarantella
di quest’autentica
danza novella! (1)
Il ballo classico
d’ogni festino
è solo il languido
tango argentino.
Lenta la musica
ti scende al cuore,
t’infonde all’animo
un dolce ardore
sì che la fragile
tenue damina
di belle Naiadi
ti par regina!
…
Dunque nel Cinema
festoso e bello,
all’ombra storica
di quel castello,
variopintissime
coppie festanti,
ballando, passano
liete, davanti
all’inflessibile
buon direttore
che i baffi allisciasi
guardando il fiore…
Dato il gran numero
degli invitati,
a tutti gli uomini
si sono dati
elegantissimi
e grossi fiori,
che si contrastano
in tre colori;
e si fà obbligo
al cavaliere
che ballar voglia,
di prevedere
che il fiore proprio
sia del colore
d’un altro artistico
e grosso fiore
il qual si cambia,
fiata per fiata,
ad ogni singola
nuova suonata.
Si fa quest’obbligo,
in tale evento,
per non far nascere
assembramento;
ma tale regola,
pur ammirata,
da molte coppie
non è osservata.
Perciò metallica
tra quel clamore,
la voce domina
del direttore,
che i baffi arricciasi
pien di furore,
se tu in carattere
non tieni il fiore.
Si meraviglia
la tua damina
per quella rigida
stra-disciplina,
che ti perseguita
senza intervallo
in tutti gli angoli
perfino al ballo!
Ma questo è l’ordine:
che ci vuoi fare?
Sono le regole
del militare
ch’è sempre memore
ogni momento
del suo santissimo
Regolamento!
…
Mentre nel Cinema
tra suoni in voga,
gli allievi ballano
con grande foga,
quell’individuo
andato in cella,
perché avvoltavasi
nella mantella,
sul tavolaccio,
senza cuscino,
non chiude un occhio
fino al mattino!
Poggia la faccia,
con vivo male,
sopra un durissimo
strano guanciale
che, fabbricatosi
con libri e giacca,
il destro orecchio
tutto gli ammacca…
Ei si rivoltola
con grave impaccio
perché durissimo
è il tavolaccio;
ma, rivoltandosi,
ad ogni mossa
quel duro tavolo,
gli rompe l’ossa.
…
E intanto giungono
squilli argentini
armoniosissimi
di violini.
…
— Note (1954):
(1) Il poeta come tutti coloro che possiedono un fine senso artistico è contrario al “Charleston” e io condivido interamente la sua opinione.
— Note (2018):
– “Flower power”: un’immagine di organizzazione d’altri tempi per il controllo delle folle danzanti!
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14. RIMESSA A NUOVO
[Barba lunga – Rasoio a pelle – Infermeria – Falso Malato – Di Libertà privato – Prete pasticciere?]
Come la reduce
colomba, parca,
dopo il diluvio
tornò nell’Arca,
così, accoltissimo,
fra’ i tuo’ colleghi
ritorni impavido
e te ne… infischi!
Quando ti vedono
ognun ti abbraccia,
e tutti ridono
per la tua faccia,
mentre ti gridano:
“Mi sembri un vecchio!
Guardati, guardati,
in uno specchio!”
Come un sonnambulo
tu non ti spieghi
quel grasso ridere
de’ tuoi colleghi,
ma, se uno specchio
qualcun ti appressa,
la meraviglia
subito cessa,
e a quell’immagine
tu gridi: “Oddio!
ma quel giannizzero
son proprio io?”
—
Allora, rapido,
vai da Michele,
il bravo figaro
sempre fedele,
che, comè al solito,
tagliando il pelo
rivolge, supplice,
lo sguardo al cielo.
Sorride il figaro,
ma non gli garba
quel tuo chilometro
di folta barba;
e allora, terreo,
con mossa buffa,
si volge rapido
da un lato e sbuffa…
Presto un rasoio
egli dispiega,
affilatissimo
come una sega;
così in un attimo,
tu sei servito…
ma spesso capita
che sei ferito
e che, scorrendoti
il sangue a fiume,
e non bastandoti
solo l’allume,
per tanto sangue,
con raccapriccio,
tu corri subito
sopra da Riccio… (1)
…
ed or aiutami
o fantasia
un po’ a descrivere
l’infermeria,
giacché feritoci
ha quel Michele
col suo rasoio
così crudele!
Chi marca visita
alla mattina
lesto il termometro
forte strofina,
oltre ogni limite
desideroso
di farsi mettere
sempre a riposo
quando all’orario,
secondo l’uso,
c’è quella fisica
di Ci’ Caruso… (2)
Lo stesso Riccio,
spesso, misura
la tua variabile
temperatura,
un poco incredulo
del tuo malanno,
benché gli simuli
un grosso affanno.
Ma del termogeno
ognun si caccia
con mossa rapida
sotto le braccia
e si fa arbitro,
con tal bravura,
della variabile
temperatura.
Quando il termogeno
non s’ha presente,
v’è pur la provvida
“carta-sorbente”
ma poi, spessissimo,
viene anche usata
carta di senapa
un po’ bagnata…
Passa la visita
il molto arguto
Maggior De Angelis
che, molto arguto,
su quei che fingono
fa la vendetta,
con una spicciola
dura ricetta.
S’avanza un misero:
“Signor Maggiore,
alla clavicola
tengo un dolore,
ed acutissimo,
quando respiro,
dietro la pleura
provo un martiro”.
Lo bussa il medico
con molta lena,
porta l’orecchio
alla sua schiena,
poscia, rivoltosi
tutto accigliato,
dice all’ingenuo,
finto malato:
“Giusto, giustissimo,
tu hai ragione,
rovinatissimo
è il tuo polmone,
e mi preoccupo
che, nell’uscire,
all’aria libera,
possa morire…
Per tal pericolo,
della tua vita,
ti privo subito
or dell’uscita!”
Diventa livido
il poveretto
con tal rimedio
di pronto effetto,
e corre subito
da Monsignore, (3)
affinché perori
presso il Maggiore.
…
Come la chioccia
tiene vicini
un grosso grappolo
di bei pulcini
che si contrastano
le piume interne
delle benevoli
ali materne;
così il filantropo
ha molti eletti
che si contrastano
i suoi confetti…
Qui, nel Collegio,
per un dolore,
per un qualsiasi,
grosso favore,
si corre rapidi
a tutte l’ore
da quel filantropo
di Monsignore,
ché assai benevolo,
sente i tuoi lai,
e agisce subito
da para-guai…
Egli ha un rimedio
pronto e sicuro
tal da convincere
un freddo muro;
e quando, reduce
un po’ affannato,
il grosso guaio
t’ha riparato,
lieto t’abbraccia,
ti dà un cannuolo
e dice: “È un angelo
questo figliuolo”.
— Note (1954):
(1) Capo infermiere del Collegio a cui Michele il barbiere procura numerosi clienti.
(2) Professore di fisica “un pochettino” troppo severo per la sua “persecuzione a domicilio”.
(3) Monsignor Gustavo Desarnaud Direttore Spirituale del Collegio Militare, ambulante succursale della pasticceria Caflisch.
— Note (2018):
– “…infischi” per …? Indovina!
– È rimarchevole il modo in cui l’autore ancora una volta, descrivendo simpaticamente il particolare, lasci intravedere il generale.
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15. ESAME!
[Luci notturne e macchinette del caffè – Fidite in Domine – Sedute Spiritiche]
Ma tutto cambia
e un’altra danza
tosto s’inizia
quando s’avanza
il mostro orribile,
d’aspetto infame,
che tutti chiamano
col nome: Esame.
Non è possibile,
con la favella
poter descrivere
la tremarella,
l’immenso panico
che ognuno assale,
quando appropinquasi
quell’animale…
Le facce pallide
si fanno e grame;
non senti stimolo
più della fame;
gli occhi son vitrei,
la testa è china,
e, qual sonnambulo,
ognun cammina…
La notte i miseri
dormir non ponno
per il grand’incubo
che scuote il sonno,
allora s’alzano
e, di nascosto,
nervosi studiano
in ogni posto;
e si contestano
di fiochi lumi
e si sopportano
certi… profumi!
E smunti imparano,
con molto affanno,
quel che non seppero
durante l’anno…
Si costruiscono
spesso perfino
impianti elettrici
nel comodino,
e, con tenacia,
la notte in pié
studiano e bevono
molto caffè…
fino a che rosea
fragrante e scialba
fuga le tenebre
sorgendo l’alba.
Di giorno sorgono
le menti stanche
e ancora studiano
sopra le panche.
In tutti gli angoli,
in tutti i lati
allievi sfogliano,
mezzi assonnati,
cataste altissime
d’ampi volumi
e mesti invocano
gli eterni numi!
Nel mentre studiano
nervosi e muti
passa il simpatico
Maggior Cerruti
il qual verifica
se quella gente
davvero studia
intensamente.
Passando tacito,
con mossa lesta,
va tentennandoti
svelta la testa,
sempre destandoti
il buon umore
come il filantropo
di Monsignore.
Talvolta toglie,
con urli e strilli,
le “firme celebri”
di Pitigrilli
a qualche incauto
che per distrarsi
stava leggendole
e ricrearsi.
Tutto s’infuria
a quella vista;
irato straccia
quella rivista
e lo rimprovera:
“Neh! che combini?
non vuoi comprendere
che ti rovini?”
Poscia lo attorniano
ed egli resta
in mezzo al crocchio
che gli fa festa
e, congedandosi,
dice: “Sperate,
Fidite in Domine
e studiate”.
…
Alla vigilia
del triste giorno
a un grosso tavolo
fattisi intorno,
con cabalistico
strano esorcismo,
gli allievi invocano
lo spiritismo;
ed agli spiriti,
con commozione,
chiedono, chiedono,
quale versione,
e quale compito,
di quale stile
ha scelto provvido
il buon Gentile! (1)
…Scricchiola il tavolo
passata un’ora!
fa qualche pausa…
scricchiola ancora!
Tutti son pallidi;
non hanno più fiato;
si, si, lo spirito
proprio ha parlato,
ed incarnatosi
nel tavolo tondo
rivela il compito
dall’altro mondo!…
Tutti quegli animi
son tanto scossi
tanto magnetici
tanto commossi,
son tanto elettrici
ch’al dì novello
feroce Arias (2)
ne fa un macello
e sommo economo
pur tuttavia
non usa in pratica
l’economia!
— Note (1954):
(1) Ex Ministro della Pubblica Istruzione, resosi celebre per la sua “Riforma” che ha sconvolto l’orbe terracqueo.
(2) Professore d’economia politica all’Università di Roma; presidente della commissione esaminatrice del Collegio Militare di Napoli nell’anno 1926.
— Note (2018):
– Ingegno, magia, religione: tutto fa brodo per lo studente sotto pressione!
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16. CAMPO
[Ragnatele sui libri – Ad Avellino! – Carichi come muli su Montevergine – …Chiarizia! – Parata – Corvée – Sentinella]
Passato il turbine
torna il sereno
e s’alza splendito
l’arcobaleno,
mentre per l’aria,
già tenebrosa,
s’effonde un tenue
color di rosa
in un’ermetica
cassa ben chiusa
i libri giacciono
alla rinfusa
ed un’Epeira (1)
già vi si cela
tessendo placida
la ragnatela.
Però non cessano
quivi gli affanni,
no; non finiscono
i tuoi malanni,
ché senza tregua
e senza scampo
ora, ti portano
a fare il campo!
…
Un treno celere,
un bel mattino,
porta quei giovani
ad Avellino
che, giunti, sfilano
fra tricolori
sotto una vivida
pioggia di fiori.
Contente battono
loro manine,
piene di giubilo
le signorine,
che sempre sperano
un buon partito
d’un fedelissimo
bravo marito.
E tutto il popolo,
con commozione
vedendo applaude
quel battaglione,
che a suon di musica
fa la salita
or con Valencia
or con Paquita
Così cominciano
marce forzate;
imprese tattiche
con gran sudate;
commedie tragiche
penosi drammi
che ti dimagrano
di kilogrammi!
Pesa lo zaino
all’istruzione;
avvampa il luglio
col solleone
mentre monotona
e sempre uguale
frigge la musica
delle cicale.
Su balze rapide,
erte pendici,
con pesantissime
mitragliatrici,
bramosi, cupidi,
d’onori e gloria,
gli allievi corrono
alla vittoria.
E ansando ascendono
con molta fretta
di Montevergine
l’eccelsa vetta,
più convincendosi
che l’escursioni
davvero t’offrono
molte emozioni,
ma preferibili
sono allorché
si fanno in auto
e non a pié.
Quell’altitudine
del fresco sito
lor tanto stimola
poi l’appetito,
che si divorano
il minestrone
marca Chiarizia (2)
in un boccone,
il qual ai visceri
dà spasmi tali
sì che non bastano
due tre giornali!
Quando ritornano
stanchi, sudati,
pieni di polvere
e trafelati,
mentre ch’energico,
in testa al rango
col petto in aria
cammina Mango,
alteri passano,
con la fanfara,
davanti al pubblico
del bar Lanzara,
tra vivi applausi
di sfaccendati
che si rinfrescano
con i gelati!
…
Ed ecco, il rancio
nella cucina
già fuma e provoca
grande acquolina;
ma, per disgrazia,
sei di corvée,
e niente in ultimo
resta per te!
T’aspetta languida
fuori la bella,
ma sei di guardia
e sentinella!
Così fra innumeri
disillusioni,
disgrazie multiple
e punizioni,
ti passa celere
simile a lampo
l’intero luglio
del duro campo!…
…
— Note (1954):
(1) L’Epeira diadema della classe degli Aracnidi (ragno crociato).
(2) Minestra militare di recente invenzione chiusa in iscatole che, tenuta in acqua bollente per 10 minuti offre ai soldati in breve tempo un piatto caldo che alcune volte… è rinfrescante e diuretico specialmente se vi si beve su acqua fredda.
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17. LA BELLA
[Corsa alla stazione – La fidanzata – La Luna: utile e sorridente!]
E corri subito
alla stazione,
del direttissimo
sali il vagone,
e torni a vivere
i diciott’anni
dimenticandoti
i lunghi affanni.
…
In quella piccola
villetta, ascosa
da verdi frassini
che, silenziosa,
biancheggia, candida,
solinga meta
fra gli alti vertici,
t’aspetta lieta
con la sua guancia
fresca e rosata
frenando i palpiti
la fidanzata…
Là tra que’ frassini
subito riedi,
contento, estatico
tu la rivedi.
E… mentre mormora
sommesso il vento,
la luna, timida
nel firmamento,
con occhio languido,
confusa e lassa,
regge il suo moccolo,
sorride e passa!
— Note (2018):
Un epilogo romantico dove l’autore, consciamente o meno, forse nasconde qualcosa di più…
…La villetta ascosa circondata dalle montagne potrebbe aver trovato ispirazione in questi versi dell’Orlando Furioso, Canto XXXVII [34]-[35]:
“[…]
Sagliono un colle or a man manca or ritta;
E prima il sol fu dentro il mare ascoso,
Che volesser tra via prender riposo.
Trovaro una villetta che la schena
D’un erto colle, aspro a salir, tenea;
Ove ebbon buono albergo e buona cena,
Quale avere in quel loco si potea.
Si mirano d’intorno, e quivi piena
Ogni parte di donne si vedea
[…]”
Un riferimento di questo genere, plausibile anche in virtù di quanto scritto precedentemente nella parte del poema che parla delle lezioni di scherma (dove è evidente la conoscenza del ciclo cavalleresco), riporta non solo ai luoghi e alla figura delle ragazze, ma anche ad un mondo in cui l’Ariosto, proprio nel canto XXXVII, si premura di esaltare la donna non solo come madre e moglie virtuosa (come ci si aspetterebbe da un‘opera in versi su dame e cavalieri) ma in tutti i suoi aspetti, anche guerreschi, attraverso le protagoniste di questa scena Bradamante e Marfisa.
Donna esplicitamente descritta come vittima della paucità di gloria apportata dalle poco generose penne maschili, scrittori troppo concentrati sulle gesta degli uomini e colpevolmente ciechi al valore femminile. Vale la pena, in questo senso, riportare alcune strofe di poco antecedenti a quelle sopra citate, sempre del XXXVII canto [21]-[23]:
“Se quanto dir se ne potrebbe, o quanto
Io n’ho desir, volessi porre in carte,
Ne direi lungamente; ma non tanto,
Ch’a dir non ne restasse anco gran parte:
E di Marfisa e dei compagni intanto
La bella istoria rimarria da parte,
La quale io vi promisi di seguire,
S’in questo canto mi verreste a udire.
Ora essendo voi qui per ascoltarmi,
Ed io per non mancar de la promessa,
Serberò a maggior ozio di provarmi
Ch’ogni laude di lei sia da me espressa;
Non perch’io creda bisognar miei carmi
A chi se ne fa copia da se stessa;
Ma sol per satisfare a questo mio.
C’ho d’onorarla e di lodar, disio.
Donne, io conchiudo in somma, ch’ogni etate
Molte ha di voi degne d’istoria avute;
Ma per invidia di scrittori state
Non sete dopo morte conosciute:
Il che più non sarà, poi che voi fate
Per voi stesse immortal vostra virtute.
Se far le due cognate sapean questo,
Si sapria meglio ogni lor degno gesto.”
Seppure mi renda conto che questa interpretazione potrebbe apparire forzata, mi piace immaginare che il Morganti, nell’epilogo del suo splendido componimento, avesse voluto lanciare un messaggio non solo amorosamente faceto ma anche di profondo rispetto per la donna.
Se così fosse, questo ex-Allievo degli anni ‘20 del XX secolo avrebbe indirettamente e proletticamente espresso un vigoroso messaggio di benvenuto alle Allieve che dal 2009 fanno degnamente parte della nostra amata Scuola.
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